Che cos’è il gioco d’azzardo patologico e cosa vuol dire giocare d’azzardo

Data la grande variabilità di linguaggio, soprattutto per l’implicazione delle diverse discipline
coinvolte nella discussione sul gioco d’azzardo patologico, è utile fare dei chiarimenti su alcuni
vocaboli e termini comuni.

È opportuno fare un chiarimento riguardo le parole “gioco d’azzardo”. Giocare d’azzardo significa
“scommettere o puntare una somma di denaro, o un oggetto di valore, sull’esito di un gioco che può
implicare la dimostrazione di determinate abilità o basarsi sul caso”. Giocare d’azzardo può essere
anche definito come “qualsiasi puntata o scommessa fatta, per sé o per altri, con denaro o senza, a
prescindere dall’entità della somma, il cui risultato sia imprevedibile ovvero dipenda dal caso o
abilità” (Gamblers Anonymous, 2000).
Possiamo definire il gioco d’azzardo “patologico” come una malattia neuropsicobiologica del
cervello, generalmente cronica e recidivante, che si esplicita con comportamenti compulsivi e
specifica sintomatologia neurovegetativa, associata a gravi conseguenze fisiche, psichiche e sociali
per l’individuo.
Il gioco d’azzardo patologico è dunque una dipendenza patologica in grado di produrre nei soggetti
ripetute e anomale risposte comportamentali compulsive, ma anche effetti di tolleranza e craving,
tipici delle dipendenze patologiche (Castellani 1995).

L’Arizona Council on Compulsive Gambling (1999), definisce il gioco d’azzardo “patologico”
come un disturbo progressivo, caratterizzato dalla continua e periodica perdita di controllo in
situazioni di gioco, dal pensiero fisso di giocare e di reperire il denaro per continuare a farlo, dal
pensiero irrazionale e dalla reiterazione del comportamento, a dispetto delle conseguenze negative
che quello produce.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità “il gioco d’azzardo compulsivo è una forma
morbosa chiaramente identificata e che, in assenza di misure idonee di informazione e di
prevenzione, può rappresentare, a causa della sua diffusione, un’autentica malattia sociale”.
La propensione al gioco è presente in ognuno di noi. La storia del gioco d’azzardo è strettamente
legata alla storia dell’uomo, e ha sempre occupato un posto importante in tutte le culture, le società
e le classi sociali.
Un’attività sociale apparentemente innocua, come il gioco, in alcuni casi può progressivamente
assumere un carattere patologico, diventando così una forma di dipendenza come lo sono quella da
droga e da alcool.
La definizione che il dizionario dà al termine di “gioco” è quella di una: “Qualsiasi attività a cui si
dedicano adulti o bambini allo scopo di svago, e anche per esercitare il corpo o la mente”. Eravamo
abituati ad una dimensione di gioco che si prefiggeva uno scopo ludico-ricreativo, fino a che non è
divenuto “gioco patologico”. La comprensione della dimensione di “gioco patologico” è
relativamente recente. Le definizioni che possiamo attribuire a tale termine è ricavato dal termine
gioco d’azzardo che si evince dal contesto socio – psicologico. Si desumono comunque due
caratteristiche principali che identificano “l’azzardo” ossia il rischio ed il lucro (guadagno). Quindi
si può considerare in forma generale che: i giochi sono d’azzardo se da essi si ricava un certo grado
di rischio, con eventuale possibilità di vincita. Il gioco d’azzardo non indica solo i giochi che si
praticano all’interno del Casinò, ma anche quelli al di fuori, come il lotto, superenalotto, gratta e
vinci, giochi di carte, video poker, il cui risultato finale è sempre determinato dal caso. Il gioco
d’azzardo non fa distinzioni di sesso e non risparmia neanche l’età, infatti, dalle ultime ricerche si è
rilevato come anche i ragazzi cadono in questa rete sottile e diventano patologici.
La storia testimonia come il gioco d’azzardo sia sempre esistito, ma solo recentemente, il
fenomeno del gambling ha destato l’attenzione per l’aumento allarmante dei casi di dipendenza dal
gioco. Il reclutamento coinvolge “baby – giocatori”, facilitati dalle nuove forme di accesso al gioco
d’azzardo tra cui la presenza delle macchinette presso le sale giochi ed i bar o direttamente a casa
propria su internet.
Si assiste dunque ad un aumento della valenza negativa che questi giochi hanno, giungendo alla
causa “patologica” che il gioco, portato agli eccessi genera. Ci si rende conto quindi che siamo di
fronte ad una patologia che è andata a convergere nella “dipendenza”.
L’inclusione del Disturbo da Gioco d’Azzardo nel DSM-5
Come già anticipato, le dipendenze comportamentali fanno il loro ingresso ufficiale nell’ultima
edizione del DSM-5 (prima edizione pubblicata nel 2014).
Prima di allora l’APA, American Psychiatric Association, inserisce nel 1980, il disturbo da gioco
d’azzardo nel DSM-III nella categoria dei disturbi del controllo degli impulsi , i criteri diagnostici
erano centrati sui danni causati dall’impossibilità di resistere all’impulso di giocare. Nel 1985, studi
scientifici evidenziano diverse caratteristiche cliniche del gioco d’azzardo patologico, suggerendo la
modifica dei criteri diagnostici, che vengono introdotti nell’edizione successiva del DSM-III-TR
(1987), ed includono preoccupazione, tolleranza, astinenza e sforzi ripetuti per smettere o ridurre il
gioco tra le caratteristiche necessarie per la diagnosi.
Successivamente, l’evoluzione degli studi sul gioco d’azzardo patologico, produce ulteriori
modifiche, che vengono pubblicate nel DSM-IV-TR (1994), introducendo tra i 10 criteri
diagnostici: la presenza di problemi legali e l’uso del gioco come mezzo di regolazione dell’umore
e di evasione dalla realtà.
Nel 2013, il DSM-5 cambia la denominazione da gioco d’azzardo patologico, in disturbo da gioco
d’azzardo, e dalla categoria dei disturbi del controllo degli impulsi non altrimenti specificato del
DSM IV viene collocato in quella attuale dei disturbi correlati alle dipendenze da sostanze e disturbi
di addictions come dipendenza comportamentale.
Secondo il DSM-5 i criteri diagnostici per il disturbo da gioco d’azzardo sono i seguenti:
A. Comportamento problematico persistente o ricorrente legato al gioco d’azzardo che porta a
disagio o compromissione clinicamente significativi, come indicato dall’individuo che presenta
quattro (o più) delle seguenti condizioni entro un periodo di 12 mesi:
1. Ha bisogno, per giocare d’azzardo, di quantità crescenti di denaro per ottenere l’eccitazione
desiderata.
2. È irrequieto/a o irritabile se tenta di ridurre o smettere di giocare d’azzardo.
3. Ha fatto ripetuti sforzi infruttuosi per controllare, ridurre o smettere di giocare d’azzardo.
4. È spesso preoccupato/a dal gioco d’azzardo (per es., ha pensieri persistenti che gli/le fanno
rivivere passate esperienze di gioco d’azzardo, analizzare gli ostacoli e pianificare la prossima
avventura, pensare ai modi di ottenere denaro con cui giocare d’azzardo).
5. Spesso gioca d’azzardo quando si sente a disagio (per es., indifeso/a, colpevole, ansioso/a,
depresso/a).
6. Dopo aver perduto denaro al gioco d’azzardo, spesso torna un’altra volta per ritentare
(“rincorrere” le proprie vincite).
7. Mente per occultare l’entità del coinvolgimento nel gioco d’azzardo.
8. Ha messo in pericolo o perduto una relazione significativa, il lavoro, opportunità di studio e di
carriera a causa del gioco d’azzardo.
9. Conta sugli altri per procurare il denaro necessario a risollevare situazioni finanziarie disperate
causate dal gioco d’azzardo.
B. Il comportamento legato al gioco d’azzardo non è meglio spiegato da un episodio maniacale.
Specificare se:
Episodico: Soddisfa i criteri diagnostici più di una volta, con sintomi di cedimento fra i periodi di
disturbo da gioco d’azzardo almeno per diversi mesi.
Persistente: Fa esperienza di sintomi continui, tali da soddisfare i criteri diagnostici per molteplici
anni.
Specificare se:
In remissione precoce: Dopo che i criteri per il disturbo da gioco d’azzardo patologico sono stati in
precedenza pienamente soddisfatti, nessuno dei criteri per il disturbo da gioco d’azzardo è stato
soddisfatto per almeno 3 mesi ma meno di 12 mesi.
In remissione protratta: Dopo che i criteri per il disturbo da gioco d’azzardo sono stati in
precedenza pienamente soddisfatti, nessuno dei criteri per il disturbo da gioco d’azzardo è stato mai
soddisfatto per un periodo di 12 mesi o più lungo.
Specificare la gravità attuale:
Lieve: Soddisfatti 4-5criteri.
Moderata: Soddisfatti 6-7 criteri.
Grave: Soddisfatti 8-9 criteri.
(DMS-5, 2017, pag. 681-682)
Percorso evolutivo: dal gioco d’azzardo informale e ricreativo al gioco d’azzardo patologico
Giocare d’azzardo non significa necessariamente gioco patologico. Per molte persone il gioco
d‘azzardo è semplicemente uno dei diversi passatempi e tale rimane, per altri individui invece il
gioco d’azzardo diventa progressivamente una patologia.
È indispensabile fare una distinzione fra il gioco d’azzardo patologico e il gioco come forma di
attività ludica e sociale, che da sempre accompagna l’uomo nella sua esistenza, sviluppando
l’intelligenza e la creatività. Il gioco ludico-ricreativo, viene praticato per se stesso, avendo il
proprio aspetto gratificante in sé, e non nel fine da raggiungere o nel risultato da conseguire. Il
cosiddetto “giocatore sociale” , pur sperando nella vincita, gioca per il semplice desiderio di
divertirsi ed è assolutamente in grado di smettere di giocare.
Fink, paragona il gioco ad un’oasi felice, un modo per uscire dalla routine quotidiana, prendendosi
una pausa di leggerezza e divertimento. Per il giocatore sociale, il gioco non è altro che un “mondo
altro e parallelo”, un luogo e momento, che generalmente si condivide con amici e familiari.
La trasformazione del gioco d’azzardo in una forma di dipendenza, si verifica quando il gioco
diventa centro a cui attorno ruota l’intera vita del soggetto, l’aspetto ludico viene sopraffatto
dall’impulso continuo a giocare e dalla ricerca incessante della vincita, anche in seguito a perdite
ingenti. Il gioco d’azzardo patologico si configura quindi come un problema causato dalla graduale
perdita di controllo del proprio comportamento di gioco, finendo per assorbire sempre più tempo
quotidiano.In questo modo l’aspetto ludico del gioco diventa secondario rispetto all’impulso di
giocare, al bisogno di provare quella sensazione di rischio, anche dopo perdite ingenti di denaro.
Questo atteggiamento si configura come Gambling, ovvero un comportamento compulsivo.
Si possono identificare tre stadi nel processo di evoluzione della patologia : gioco d’azzardo
informale e ricreativo ( dove il gioco è saltuario ed è motivato dalla socializzazione, dal
divertimento), il gioco d’azzardo problematico (caratterizzato da un comportamento che mette a
rischio la salute psicofisica e sociale del soggetto, ma la presenza del gioco nella vita di questi
soggetti è ancora periodico) ed il gioco d’azzardo patologico ( malattia neuro-psico-biologica, dove
il comportamento è quotidiano o intensivo, e sono presenti tutte le caratteristiche tipiche della
dipendenza patologica (Serpelloni, 2012).
Il disturbo da gioco d’azzardo patologico si sviluppa in individui che sono vulnerabili alla
dipendenza. Questi soggetti, presentano delle alterazioni preesistenti di tipo neuro funzionale dei
normali sistemi neurobiologici della gratificazione (sistema di reward dopaminergico con iperrisposta
anomala al gioco d’azzardo), del controllo degli impulsi (corteccia prefrontale con deficit
dell’autocontrollo) e delle funzioni cognitive correlate (credenze e distorsioni cognitive rispetto alle
reali possibilità di vincita).
Possiamo identificare dei prodromi nel percorso evolutivo che va dal gioco ricreativo al gioco
patologico, alcuni dei quali:
– intensificazione degli accessi al gioco;
– Aumento delle spese;
– Comparsa di pensieri ricorrenti di gioco;
– Presenza di distorsioni cognitive relative al gioco;
– Il comportamento di gioco diventa sempre più al centro della vita del soggetto;
– Comparsa di bugie;
– Alterazione dell’umore;
– Cambiamenti nelle relazioni interpersonali.
Quando si sviluppa il disturbo da gioco d’azzardo, il soggetto perde completamente la sua “libertà”,
diventa schiavo di un comportamento compulsivo della ricerca del gioco e della sua messa in atto. Il
giocatore d’azzardo patologico mette da parte la sua vita, le sue relazioni interpersonali, lavorative,
per concentrare sé stesso e le sue risorse nel gioco, perdendo anche spesso la cognizione del tempo
che dedica a questa attività. Il soggetto è ossessionato dal voler recuperare i soldi persi, questo gli
dà una motivazione a continuare a giocare per cercare di “recuperare” ciò che ha perso, e questo lo
porta ancora di più in una situazione economica drammatica. Inoltre il giocatore patologico molto
spesso cade in situazioni illegali, per cui ruba, fa truffe, o ancora, può cadere nelle mani di usurai.
Cancrini (1998) nel ripercorre la storia tipica di un giocatore d‟azzardo patologico mette i evidenza
due fasi che caratterizzano il disturbo: quella delle vincite e quella delle perdite.
Spesso capita che all‟inizio della carriera di un giocatore ci sia una vincita. Tuttavia, a prescindere
dalle vincite effettive, durante questa fase il soggetto inizia a fantasticare sulle possibili vittorie,
sente sempre di più l‟eccitazione legata al gioco, l‟immagine di un sé vincente, e di conseguenza
inizia progressivamente ad aumentare l’investimento economico. Quanto più l’autostima poggia sul
gioco, tanto più forti saranno il coinvolgimento emotivo e l’investimento in termini sia economici
che di tempo.
La fase successiva è quella perdente, dove il gioco diventa un ossessione e il soggetto inizia a
giocare in modo solitario; in questa fase il gioco diventa fonte di frustrazione e sofferenza, non solo
psicologica, ma anche a livello economico. Da qui si dà il via ad una serie di difficoltà, che
comprendono tutti gli ambiti della vita del soggetto, individuale, sociale, familiare, lavorativo ed
economico. Il soggetto con disturbo da gioco d’azzardo perde il controllo della sua vita e la
situazione peggiora fino ad arrivare ad una fase successiva, ovvero quella della disperazione, dove
tutto quanto ruota intorno al gioco e si verifica ciò che viene definito “inseguimento della vincita”.
Il soggetto inizia a sentire sensazioni di panico, paura e ansia, si isola sempre di più e qualsiasi
momento è buono per giocare. In questo momento il gioco diventa ingestibile e incontrollabile, e
ciò porta inevitabilmente il soggetto ad una fase di crollo, dove si ritrova in una situazione in cui la
sua vita sociale, familiare e lavorativa precipitano vertiginosamente ed avverte di non avere più
speranza. Questa è la fase dove il soggetto generalmente chiede aiuto o se le viene offerto lo
accetta.
Il disturbo da gioco d’azzardo produce dei costi sociali notevoli, che includono: un impatto negativo
sulla salute fisica, mentale e sul normale svolgimento dell’attività professionale (Productivity
Commission, 1999), e anche dei problemi interpersonali tra i giocatori d‟azzardo e gli altri
significativi, dove si possono verificare situazioni di violenza domestica, separazioni, abbandono
della famiglia o di minori, ed è possibile che vi si creino degli effetti negativi sulla salute psicofisica
dei componenti della famiglia (Lorenz, Yaffee, 1986; 1988; 1989).
Un aspetto molto importante del disturbo da gioco d’azzardo, riguarda la condizione economica dei
giocatori. Le difficoltà finanziarie, conseguenti alla condotta dipendente del gioco d’azzardo, sono
caratterizzate da debiti e perdite patrimoniali, questo può portare il giocatore a commettere atti
illeciti, per cui il soggetto può trovarsi a compiere reati per finanziare la propria condotta di gioco,
come ad esempio rubare, fare truffe, entrare in giri illeciti; o ancora possono trovarsi in una
situazione così drammatica da vedere come ultima possibilità di uscita il mettersi nelle mani di
usurai (Ladouceur et al., 1994).
Il gioco d’azzardo patologico può associarsi all‟abuso di sostanze, alla depressione, al suicidio e
altri problemi comportamentali e psicologici (Lorenz, Shuttlesworth, 1983; Lorenz, Yaffee, 1988).
È stata inoltre dimostrata una correlazione positiva fra una maggiore varietà dell’offerta ludica,
anche online, l’aumento della disponibilità e accessibilità dei giochi d‟azzardo e l’aumento dei
giocatori in valore assoluto nonché di quelli patologici (Campbell, Lester, 1999; Emerson,
Laundergan, 1996; Jacques, Ladouceur, Ferland, 2000).
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